la parola e la cosa, in Rilke

Il paradosso della Cosa consiste nel fatto che non può mai dare segno di sé stessa. In quanto presenza, la cosa è muta. La parola designa la cosa, la esprime, la rappresenta, solo in quanto si pone a distanza da essa. La assume come referente. La presenza del segno implica dunque l'assenza della cosa de-signata.…

terza persona

L'Io sa di raglio dell'asino, diceva lo Zarathustra di Nietzsche: parlare e pensare troppo in prima persona ci porta inevitabilmente, e più o meno consapevolmente, ad assumere il nostro Ego come cardine dell'universo. Meno ne sappiamo di noi, più ci illudiamo di essere un Ego solido e indistruttibile. Allenarsi a parlare in terza persona, come…

la miseria dell'intelletto scisso dall'immaginazione

Sulla scia del "De anima" di Aristotele, i medievali stabiliscono che l’intelletto non dispone di alcun contenuto conoscitivo che prima non sia passato attraverso le finestre dei sensi, e che niente l’intelletto concepisce senza l’aiuto di un’immagine elaborata dai sensi interni. L’immaginazione è la facoltà che compendia i cinque sensi interni, insegna Avicenna. Ne consegue…

solitudine cosmica

Emil Cioran distingue la solitudine individuale, propria di colui che si sente abbandonato nel mondo, dalla solitudine cosmica, propria di colui che sente l'abbandono del mondo. Parafrasando: la solitudine cosmica è l'esperienza mistica della totalità del mondo come tale nella sua presenza desertica e raggelata. Raggiunto questo punto limite, l'io stesso scompare in una notte…

sulla poesia in Dante

“Il miglior fabbro del parlare materno” (Purgatorio XXVI, v. 117) è, per Dante, il trovatore Arnaut Daniel. Il verso è noto, come è noto che il "parlar materno" è la lingua madre, la lingua viva, ossia il volgare contrapposto al latino intellettualistico dei clerici. Ma in che senso il poeta è fabbro? Termine potente, "fabbro",…

mito e simbolo

Il rapporto tra mito e simbolismo è talmente stretto che spesso è difficile districare concettualmente i due elementi. Sicuramente il mito appartiene al mondo della narrazione, alla sfera diegetica, là dove il simbolo appare come una sorta di blocco unitario. Forse, ciò che il mito svolge in una narrazione potenzialmente infinita, il simbolo lo compendia…

Quasi una fantasia

Da Guglielmo d'Aquitania a Roland Barthes, la poesia e la filosofia non cessano di interrogarsi sul carattere strutturalmente fantasmatico del desiderio. L'immaginario prevale sul reale, lo ingloba, lo sovrasta e lo colonizza. La narrazione amorosa si estrinseca attraverso un abbandono all'Immagine, e tutto ciò che appartiene al reale viene espulso dal discorso come se fosse…

Pensieri

Sogno qualcuno che con prontezza di spirito e di valori, sappia cogliere i fermenti più promettenti del momento; idee giovani a orientare le menti verso nuovi corsi, verso nuove modernità che affondino non senza audacia le loro radici nel più roseo futuro;e ricostruire dalle macerie interiori di questa società una nuova speranza concreta

arte e verità

"La nostra arte è un essere abbagliati dalla verità", scrive in un suo aforismo Franz Kafka. Traiamo due corollari: l'arte è esperienza carnale della verità, e non esperienza intellettuale del bello, o del sublime o di quale altra "categoria" estetica. L'arte procede da un abbaglio, da una luce incontenibile che ottenebra la vista, e che…

tristezza e malinconia in Emil Cioran

“So perché sono triste, ma non saprei dire perché sono malinconico” (Emil Cioran). La tristezza è uno stato interiore diretto verso una causa esterna di cui ho piena consapevolezza. La tristezza è inquadrata in uno spazio determinato del mondo, non ha un carattere totalizzante come la malinconia. Qui è il mondo stesso come tale a…