parola, rumore, silenzio

La parola umana è come sospesa tra due limiti asintotici, un limite superiore e un limite inferiore. Al di sopra della parola si staglia l'universo del Silenzio, l'Infinito del naufragio evocato nel capolavoro di Leopardi. Al di sotto della parola, minaccioso e limaccioso, incombe l'universo del rumore, splendidamente evocato da Dante nella figura di Pluto…

l'essere umano nell'orizzonte dell'eternità

Secondo la tradizione neoplatonica che Dante riassume in un passaggio della "Monarchia", l'essere umano vive "in horizonte aeternitatis", sulla linea di confine che divide l'emisfero inferiore della materia dall'emisfero superiore dello spirito. Ficino, Pico, Cusano, Bruno, non faranno che sottoporre questo tema musicale a un numero indefinito di variazioni. Soltanto l'essere umano è in grado…

l'antropologia di Giordano Bruno

Nel terzo libro dello "Spaccio della bestia trionfante" Giordano Bruno esalta il carattere aperto e indeterminato della natura umana, effettuando un'analogia tra la mano e l'intelletto. Al contrario degli arti superiori degli animali, la mano dell'uomo può impugnare gli strumenti più disparati: spade, liuti, martelli… La mano dell'uomo è lo strumento degli strumenti come affermava…

il "poema sacro"

L'idea di un legame mistico tra Amore, il «dittatore», e il poeta, suo vassallo e scriba, nasce nel solco della tradizione stilnovista. Questo legame in Dante tende a trasfigurarsi nel rapporto tra Dio e lo scrittore sacro, l'agiografo che scrive sotto dettatura. Il termine «dictatio» del resto è un lemma tecnico introdotto dai Padri della…

gloria e ineffabilità di Beatrice

«Beatrice» non è il nome della donna che tutti chiamano in questo modo. «la gloriosa donna de la mia mente […] fu chiamata da molti Beatrice li quali non sapevano che si chiamare» (Vita Nova, II). La gloria di Beatrice va intesa in senso teologico: esprime l'ineffabilità di Colei che è cifra dell'Invisibile. Da qui…

Carmelo Bene legge la "Vita Nova" di Dante

«Beatrice» è il nome inventato dai «molti […] li quali che non sapeano che si chiamare», scrive a chiare lettere Dante (Vita Nova II, 1). Questa indicazione deve essere presa sul serio, alla lettera. Non deve essere aggirata come se fosse un trucco per eludere la questione dell'identità della dama, afferma Carmelo Bene. «Beatrice» non…

Significante e desiderio nel "Paradiso" di Dante

Dante, in paradiso, non ha alcun bisogno di parlare ai beati allo scopo di comunicare qualcosa, trasmettere i propri pensieri, perché i beati leggono dentro di lui, non essendo impediti dallo spessore del corpo. Dante è un'anima trasparente per altrettante anime trasparenti che si collocano al di là del linguaggio. Si tratta di una vecchia…

Per una lettura metasemiotica della «Commedia» di Dante

L’«Inferno» dantesco mette in scena il processo di entropia del segno linguistico che decade a rumore animalesco, in un degrado che sfocia nell’incomprensibile loquela del gigante Nembrot e precipita nella torpida afasia di Lucifero; il «Purgatorio» narra la riconquista del paradiso perduto, l’Eden della purezza linguistica; il «Paradiso« canta l’ultima tappa del cammino attraverso il…

Agamben, "Intelletto d'amore"

Nel suo recente lavoro "Intelletto d'amore" Agamben ritorna sul tema della lirica amorosa medievale, mostrandone magistralmente le implicazioni filosofiche. Nell'interpretazione dell'Autore, l'eros si pone come un'esperienza che consente all'intelletto di conoscere sé stesso in quanto potenza, nel duplice senso del termine: come potenzialità conoscitiva sempre aperta al nuovo e come energia capace di descrivere il…

"Intelletto d'amore"

«Donne ch'avete intelletto d'amore» (Vita Nuova cap. XIX) costituisce una svolta nel libello giovanile dantesco. La formula «intelletto d'amore», tuttavia, deve essere interpretata in chiave letterale, con riferimento alla filosofia dei peripatetici e in stretto rapporto con le correnti averroiste del tempo. Il genitivo ha un valore soggettivo e oggettivo. L'esperienza erotica è un'esperienza dell'intelletto,…