lettera e allegoria in Dante

La canzone che apre il secondo libro del "Convivio" è un'autentica invocazione rivolta alle intelligenze angeliche preposte al governo del cielo di Venere, il terzo cielo del cosmo tolemaico: "Voi che 'ntendendo il terzo ciel movete". Non lasciamoci depistare dal sottile allegorismo dantesco, tipico, del resto, dell'intera cultura medievale. Per Dante esistono realmente degli spiritelli…

ontologia della noia

In una lettera al Giordani del 1819, Leopardi descrive lo stato di stordimento che invade il suo animo di fronte all'immane nullità dell'essere. Vanità del tutto, nullità dell'essere, insipienza dell'esistenza. Eppure, anche di fronte a questo stato di totale disastro interiore, la forza di prendere la penna e resistere. La scrittura come atto estremo di…

su Rimbaud

"Scrivevo dei silenzi, delle notti, annotavo l'inesprimibile. Fissavo delle vertigini." In questo lampo di Arthur Rimbaud risuona la questione fondamentale del dire poetico. Un dire che scandaglia le profondità abissali dell'indicibile, anche quando il verso si colora di motivi intimistici, talora di un lirismo estenuato. Ogni verso poetico è una sonda scagliata verso l'abisso, un…

sull'idea di "canzoniere"

L'idea di canzoniere non è affatto legata al concetto di una unità sistematica di genere o di registro. Si prenda Petrarca, come archetipo e primo "exemplum" – nel senso umanistico del termine. I temi, le immagini, le figure, il fantasma di Laura sono i motivi conduttori di un discorso che canta lo sfaldarsi dell'io, lo…

assoluto e indeterminazione

Pensare l'assoluto significa pensare l'indifferenza degli opposti. E' un principio fondamentale del pensiero neoplatonico che costituisce il filo conduttore dell'opera di Giordano Bruno. Forse, l'assoluto – Dio – costituisce il culmine del principio di indeterminazione.

sulla Kabbalah

Per la Kabbalah, il corpo di Adam Kadmon – il progenitore dell'intero genere umano – è attraversato dalla luce divina. Corpo glorioso, perfetta icona del Padre. Cristallo trasparente senza ombre di peccato. Il mondo dello spirito non si contrappone al mondo della corporeità, nel pensiero teologico dell'ebraismo, ma lo integra e lo perfezione. La scissione…

la gioia barbara della disperazione

In alcuni appunti dello Zibaldone datati 1820-1821, Leopardi associa la disperazione a una 'gioia barbara' dal sapore dionisiaco. Al contrario di quanto scrive Kierkegaard nel giro degli stessi anni, la disperazione leopardiana ha una paradossale potenza liberatoria. Non è il tracollo dell'io su se stesso, ma l'apertura dell'esistenza individuale alla vertigine del mondo, dell'universale.

la solitudine per Pasolini

"Io avevo voglia di stare da solo, perché soltanto solo, sperduto, muto, a piedi, riesco a riconoscere le cose" (PPP, L'odore dell'India). Così parlò Pierpaolo. La solitudine come riconfigurazione della distanza tra io e non-io, nella distanza che consente di ascoltare il silenzio del reale oltre la chiacchiera e il rumore del mondo.

le voci di dentro

Nella nostra testa parlano molte voci. Nella maggior parte dei casi non si tratta di quello che ci appartiene, ma di echi, risonanze, tracce mnestiche fatte parola. "Altri" parla dentro di noi. Se smettiamo di identificarci con il miscuglio di queste voci, e le analizziamo con distacco, senza preoccuparci del loro contenuto, il rumore di…

Dante, Dionigi, e il misticismo della scala

L'autore che va sotto il nome di Dionigi, a lungo erroneamente identificato con il giudice dell'Areopago convertito al cristianesimo da San Paolo, è un teologo neoplatonico che ha sviluppato una concezione dinamica del cosmo nettamente contrapposta alla rigidità della tradizione peripatetica. E' a questa concezione che si ispira il paradiso di Dante. L'ascesa vertiginosa lungo…