L’uomo è un essere strutturalmente instabile, scrive Dante nel De vulgari eloquentia. Non stupisce, pertanto, il fatto che la lingua volgare, riflesso della natura umana, sia caratterizzata da una continua mutabilità nello spazio e nel tempo. Ma la natura effimera della locutio è al tempo stesso la cifra della sua nobiltà. Anche questo è un modo per imprimere sull’essere il marchio del divenire.
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