Nel De vulgari eloquentia Dante teorizza la superiorità della lingua madre sul latino. E lo fa con argomenti apparentemente opposti rispetto a quelli adottati nel Convivio. Il latino è la lingua dell’intelletto, la impariamo sui banchi di scuola studiando i manuali di Donato e Prisciano, e la usiamo come strumento di comunicazione internazionale, come lingua veicolare. Il volgare lo impariamo fin da bambini appena cominciamo a proferire le prime parole, è una lingua del cuore che cresce insieme a noi e ci emoziona profondamente. Ecco la differenza fondamentale tra il latino e il volgare: lingua fredda, di contro a lingua calda. Ed ecco perché un sonetto di Guido delle Colonne ci emoziona molto di più di un passo di Lucano o di Virgilio.
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