Poesia

LA COSTANTE DELLA MIMOSA

Tra ruderi intatti e gusci bianchi
di folte vigne
fioriscono le crepe denudate,
dissolvono le terminate rùggie.
Nel ghiribizzo di magnolie,
nella mèstica di rose
su tovaglie disadorne,
brillano resupini gambi di grafite
in ceste di panaie,
riemergono lamine di berillio
in serti di viole,
ravviano gerle di pane,
le pregiate porcellane,
nello zendale ampio
di asperèlle e tulipani.
Nei vialetti di foglie
si disfano trame di corvi
dopo il fuoco del tramonto,
il pomo corvino ricade
fra minuzzoli di lana,
e la maglia lisa profuma di lavanda,
di marsiglia nei cassetti e sui guanciali,
come un tempo i panni nei lavatoi,
le stoffe di seta e di cotone delle spose.
Nel rezzo salmastro di fogliami
mi sfiora le mani un compìto cenno,
si spalanca sul petto di campi verditi
un giaciglio di Mimose.

Thea Matera