Dintorno
la dispersione,
l’equilatera galassia
sul roano palmo
della nuca stanca,
di piuma girandola
sull’algida risacca,
e l’orchestra si accorda
sul “la” della carpa a pelo d’acqua,
campo dolente,
timida distanza.
In comparti la riposai
la sua risposta rauca,
sull’ossidato appiglio
del trattato futurista,
nel viavai di capriole,
di bacche nere sul crinale.
Frattale scriccio
di quarti d’equiseto,
si sfina l’asola
nel segno della biro,
circonfonde la quiescenza
amletica
il ganglio fitto nel collo dell’ombrello.
S’affoltano, nel complesso,
l’interfoglio ornamentale,
le vestigia assottigliate
di rimasugli d’eucalipto,
la propaggine allignata
nella serra quadriforme.
Thea Matera