Scrive Meister Eckhart: “chi abbandona le cose là dove esse sono accidentali, le possiede là dove sono un essere puro ed eterno”. Occorre perdere le cose per ritrovarle, perderle nel loro carattere accidentale, meccanico, legato alle abitudini, all’uso e all’abuso che ne facciamo. Le cose non sono strumenti. Nelle cose appare la presenza dell’Essere originario e primigenio, se riusciamo a coglierle nel loro lato luminoso, affrancato dalla condizione servile. Chi abbandona le cose là dove sono accidentali le ritrova nel loro afflato poetico. Voglio tralasciare intenzionalmente l’ingrediente metafisico di cui sono sature le affermazioni del grande maestro della mistica renana. Leggo in questo frammento un programma di poetica che sarà Rainer Maria Rilke a compiere nelle sue “Elegie duinesi”. Il poeta è colui che evoca le cose nel loro essere puro ed eterno.
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