Siamo già morti
ancor prima d'aver vissuto,
dicevamo da ragazzi
in giorni d'intensa diffidenza,
vivai di dissolutezze e ateismi
nell'assurdo chiacchiericcio
antipatico e patetico di quel vivere.
E io dal mio canto cadevo
nella trappola dell'umano pensare
col mio fare cesaristico,
a prender con serietà l'avvenire
e parlare ogn'ora
delle scabrosità note a tutti
in quel futuro certo di paure
e annoiato di dubbi e tormenti.
Là cercavo e trovavo la forza
di dilatarmi nell'anima
abbracciandomi alla fantasia,
fors'anche a influenze indotte
dedotte nell'amore del silenzio
in cui s'innalzava incisivo
il valore ontologico del mio Essere.
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Cesare Moceo eterno ragazzo del 53
Poeta di Cefalù destrierodoc
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Poesia