Il primo atto linguistico proferito da Adamo nell'Eden, secondo Dante, non può non essere stato altro che l'invocazione del Nome di Dio: "El!". Questa ipotesi, afferma Dante nel "De vulgari eloquentia", non trova riscontri nel testo della "Genesi", ma deve essere ammessa come un postulato della ragione, o meglio: a partire da una esegesi del testo sacro sorretta da un criterio razionale. Sotto questo profilo, il cantare dei poeti non è altro che una incessante rammemorazione dell'origine del linguaggio intesa come invocazione del nome di Dio. Fare poesia significa cantare l'Invisibile, volgere la parola al lato numinoso dell'Essere.
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