Muta e silente
si cela l'angoscia tra le afflizioni,
fantasmi che riempiono la mente
con i piaceri repressi
a confondersi tra le amarezze,
capitoli di un unico romanzo
le cui vicende si dipanano
giorno dietro giorno.
Violenze e tensioni prendono corpo
nell'imprevedibilità degli eventi,
con le tenebre a inebetire
nel filo che unisce le riflessioni inquiete
delle debolezze degli uomini.
Mi chiedo così se la verità
non sia già nemica della grazia,
a suscitarne sferzate d'invidia
e enfatizzarsi di cattiveria,
quando sente il bisogno
di condannare e relegare
ogni coscienza al suo destino.
E tu tempo che pur sei mio nemico
e stai a pretender
sempre e comunque i tuoi diritti
sugli uomini e sugli affetti,
lascia che il mio pensiero
invada i terreni della tua sacralità,
sii indulgente con la mediocrità
del mio sapere e del mio dire smarcato
che sa di raccoglimento interiore
con l'empito di fede che ne accresce l'ardire.
E quando e se c'incontreremo
ancora nel tuo scorrere,
medita sulle mie speranze di salvezza
e apprezza la serenità dei miei occhi
che ti cercano tra le angosce
e che nulla han fatto per non viverti.
T'aspetto ancora raccolto in me
nella tacita accettazione del disegno Divino,
a stroncare orgoglio e arroganza
ascoltare ad occhi socchiusi
i battiti del mio cuore
e immergermi nelle dolci fantasie
della mia religiosità rutilante e corposa.
.
Cesare Moceo ragazzo del 53
poeta di Cefalù Destrierodoc
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