Devastato dall’insonnia, in preda al «nulla senza tregua», il ventiduenne Emil Cioran
si getta a capofitto nella scrittura. Senza questa «esplosione salutare» nulla lo fermerebbe dal levar la mano su di sé. Da questa condizione esistenziale nasce quello sconvolgente diario di bordo che è «Al culmine della disperazione», un continuo sferrare colpi mortali ai cliché del comune sentire borghese, un «itinerarium mentis in absurdum» dove i paradossi si accumulano, le provocazioni esplodono come dardi incendiari, la riflessione più lucida sconfina in una sorta di metafisica del delirio. Ma l'elemento più sorprendente rimane l'estremo rigore logico che corre da un capitolo all'altro. Non è una scrittura magmatica, quella di Cioran, è una scrittura sistematica. Un sistema di pensiero organizzato in forma aforistica e pulviscolare.
Diario