Legioni di granelli di sabbia
come diavoli inferociti
si alzano nel deserto del Sahara,
il ghibli è in fermento,
mostra la sua bruciante ferocia
e col sibilo di serpente a sonagli
e spiriti inquieti, modifica l' eremo
paesaggio metafisico ove imperversano
solitudine e silenzio e le emozioni
vivono di rispetto e timor
per l' imponderabile in agguato
dietro ogni labile duna. Modifica
l' eremo paesaggio per nasconder
ogni passaggio, ogni punto di riferimento
che lo riveli, è come uno spirito offeso che
crea miraggi a occhi stanchi, inganno
che si vuol far beffa del desiderio,
dell' affanno e dello strazio che
il dolore prova nella ricerca di un piccolo
sollievo, di un' oasi in cui lenir le ferite
del caldo che screpola le labbra
e toglie le forze a corpi già deboli e indifesi.
Il ghibli è come una tigre che
insegue le sue prede e dilania la volontà
di chi non riesce a reagire a l' impeto
delle sue carezze pungenti come spine di rosa.