Poesia

Beethoven

23 novembre 2019

Un padre.

Un padre,
discepolo
fedele
di Bacco
adoratore,
ossessivo,
della
fermentazione
alcolica,
di uve fresche.

Musicista
e tenore,
alla corte
di Colonia,
mediocre,
brutale,
intuì,
nel figlio,
probabilità,
nell'istruirlo,
a divenire,
un prodigio
del piano,
lo instradò,
così,
allo studio,
musicale.

Per sfruttarlo,
spremendolo,
spolpandolo,
presentandolo
esibendolo,
come
virtuoso
nei concerti,
nel giro,
compiuto,
dell'Europa.

Egoistico,
interesse,
tornaconto,
personale,
compenso,
profitto,
economico,
sopprimendone,
la puerizia.

Senza,
alcun,
riguardo,
capitava spesso,
che
con ostinata,
e ubriaca,
autorità,
il tirannico
capo famiglia,
a suo uso,
e consumo,
lo
costringeva,
ad alzarsi,
a tarda notte,
per intrattenere,
gli
ospiti amici,
come un
menestrello,
strumentale,
corredato,
di piano,
violino,
e note,
da fare
ondeggiare,
nell'adulta,
misera,
pochezza
spettatrice.

Maturò.

Maturò,
l'acerbo,
intelletto
maturò,
palesando,
un estro,
indipendente,
sbalorditivo,
con una sua,
e solo sua
originalità.

Riusciva,
a lavorare,
il materiale
sonoro,
in un area
limitata
di una
struttura,
d'equilibrio,
formale,
rigida,
schematica:

Impiantandovi,
una rivoluzione,
moltiplicata,
dei suoi multipli.

Faro,
punto cardinale,
dell'emisfero
boreale,
orsa minore.

Che brilla
scintilla,
sulle smorte,
linee dei
pentagrammi,
di convenzionale,
e statica frivolezza.

Arrivò un giorno.

Arrivò un giorno
un giorno nefasto,
un giorno in cui
il maestro,
compositore,
fu privato,
dal crudele destino
avverso,
del senso,
che in lui doveva,
essere più sviluppato,
del senso,
che in lui doveva,
essere più raffinato.

Cacciato dal mondo,
dei suoni,
cacciato dal suono,
delle parole,
abbraccio il suicidio,
come unica via possibile,
abbraccio il suicidio,
per aver perso tutto.

Presto si accorse,
si accorse,
di un miracolo,
un prodigio,
che fece tacere
chi lo dava per finito.

La musica,
era dentro le sue vene,
la musica,
era dentro
le sue viscere.

Conosceva così tanto,
la musica,
che era diventato,
lui stesso,
musica,
la poteva sentire,
dentro
di lui.

Isolato dal mondo,
la poteva sentire,
vibrare,
progredire,
dentro
di lui.

Isolato dal mondo,
poteva creare
gli ultimi capolavori,
e lasciare ai posteri,
il suo testamento,
sonoro,
opere ardite,
opere titaniche,
da quel momento,
la musica,
non sarà più la stessa.

Il genio,
ha superato la
menomazione,
il genio,
  ha raggiunto altre
dimensioni.

L'impossibile è
diventato possibile
oltre il suono,
oltre lo spazio,
viaggiando per universi
paralleli,
oltre gli elementi,
oltre la materia.

Una creazione.

Una creazione,
capolavoro,
di arte,
universale,
patrimonio,
dell'umanità,
e di tutto
il creato,
nell'ufficialità
certificata.

Tutto,
nasce,
su un,
intervallo,
di quinta
vuota la mi,
priva di modale,
l'indeterminatezza
del vacuo.

Da queste,
prime battute,
scaturisce,
dall'accordatura,
la scintilla divina,
la genesi del tutto,
la tempesta,
in suoni,
mai uditi prima,
per settanta minuti,
di ideazioni,
fantastiche,
trascendenti,
eterne.

Anche Apollo,
signore delle muse,
che traina,
il carro
del sole,
con tutte,
le sue virtù,
poetico,
musicali,
fa la riverenza,
al musicista,
immortale,
messaggero
divino,
spirituale,
onnisciente.

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