1 giugno 2020
Confinato,
in un regno,
lungo un
numero
precisato
di metri,
zolle,
scenografate,
con caseggiati,
salite,
e strade venate,
dall'esperienza,
coi capelli bianchi,
di vecchiaia.
Dentro,
a una bolla
di sapone,
separato,
per mezzo
di una
mascherina,
mono uso,
o lavabile,
a seconda
la disponibilità.
Dentro
a una bolla
di sapone,
separato,
dal resto
di Genova,
ora solo,
una memoria,
remota,
di passeggiate,
e spese,
pettinate
di malinconia.
Il mio essere
associale
risulta vincente,
in questa
emergenza
pandemica,
tiene lontano,
quel tizio,
sconosciuto,
e periglioso,
denominato
coronavirus
o covid-19
a seconda
la preferenza.
Il pessimismo
cronico,
nato,
cresciuto,
dall'infanzia
all'età adulta,
fino a,
questo periodo,
storico,
mi porta a
dubitare,
sulla minima
possibilità,
di
mancare
a qualcuno:
Sono solo,
una bistecca
non tanto
saporita,
con un paio
di jeans,
due scarpe,
il resto,
per celare
la nudità,
e il necessario
a incrementare,
i dividendi,
niente più.
Asuefatto
alla noia,
creo un invenzione,
una femmina
dalle curve,
che fanno uscire
fuori di strada,
scaraventandomi
con un espresso
diretto,
dentro le
fauci
di un ambulanza,
dalle sirene urlanti,
che non conosce
ospedali,
specializzati
in solitudine.
Il suo odore,
lo sento,
profuma,
di caprifoglio
sapone finissimo
con olio d'oliva,
sulla maglietta,
un etichetta
i provenzali.
Le sue gambe
chilometriche,
intarsiate,
con i parametri,
naturali
della bellezza,
mi rapiscono,
senza alcuna
richiesta di
riscatto,
e sul finale,
la fantasia
scivola via,
tra le ombre
nascoste
di ciò che
non è
fitizzio,
ma è,
una
proiezione
di ciò che
sono.