13 novembre 2019
In principio,
ti ho vista,
un risotto,
contaminato,
da funghi
porcini,
fuoriusciva,
da un ristorante,
con più stelle,
del firmamento.
Per depositare,
la sua,
piacevolezza,
sulle mie
percezioni,
intorpidite,
dalle movenze
feline,
del tuo corpo,
da naiade,
che Eva,
ha creato.
Ha creato,
per impreziosire,
queste
località dissestate,
con i tuoi fianchi,
proporzionati,
euritmia,
del'eliso.
Discendendo,
Salendo,
per questi,
sampietrini,
disastrati,
sterrando,
un dedalo,
racchiuso,
dentro il mio,
fisico in panne.
Ti ho vista,
e ti ho rivista,
come un mazzo
di fiori, avvolti,
nella fluorescenza,
saturando il clima,
con effluvi,
d'oriente,
ed occidente.
I tuoi capelli,
di fior di loto,
pettinati,
salutavano
il giorno,
con i tuoi
denti,
a formare,
una bianca
allegria,
latteo
barbaglio,
d'oro.
Ho preso,
da un guardaroba,
quattro stagioni,
accessoriato,
un capo di
vestiario,
stagionale,
da indossare,
simultaneamente,
all'indumento,
del coraggio.
Che la paura,
in precedenza,
strangolava,
dentro la mia
bocca,
d'ansia,
saldata.
Aromatizzato
con fiori di
pesco e di
ciliegio,
armato
dei propositi,
del cupido alato,
uscivo dal portone,
di rosmarino
guarnito.
Mi sono incamminato,
schiacciando,
pestando,
aspirazioni putrefatte,
nella mancata,
ebrezza,
cardio emozionale,
di un inclinazione
d'amorosi sensi,
che il destino
non aveva in
programma,
tra le sue dita,
garofani gialli.