Conservo il mio lungo passo
e lo sguardo profondo e minuzioso
su ciò che incontro in quell'andare;
così si creano i miei pensieri
e le riflessioni che fungono da spalliera
a difesa dalle malvagità
che fioriscono intorno all'anima.
Nell'esigenza di far da precettore
seppur illustre al mio muovermi,
confino i miei principi dentro il silenzio;
dentro un'isola solitaria e selvaggia
dove condanno all'esilio il mio vivere.
E soffro impotente il mio carattere,
a volte mite altre intollerante,
rimproverandomi l'oblio della saggezza
che nel tempo mi ha fatto compagnia
nel passeggio sottobraccio alle avversità.
E non basterebbero litri di cicuta
a convincere il mio egoismo
che "il morire con saggezza e fortezza
possa essere cosa più grande del vivere"
.
Cesare Moceo ragazzo del 53
poeta di Cefalù Destrierodoc
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Poesia