La ragione occidentale monologa anche quando assume la forma letteraria del dialogo. Il dialogo spesso non è che il rapporto speculare che la ragione intrattiene con sé stessa, con un alter ego la cui effettiva alterità è già stata abolita in partenza, "tolta e conservata", nel senso hegeliano del termine. Rileggendo Emanuel Levinas, Jacques Derrida ripercorre le tappe principali di questo gesto di autoaffermazione della ragione che si compie con la modernità, per lo meno a partire da Cartesio per culminare nello scientismo positivista dopo aver attraversato il sistema di Hegel. Solo un pensiero poetante, verrebbe da dire procedendo oltre e attraverso Derrida, può essere in grado di dialogare con l'altro in quanto Altro. E' il caso di Platone, i cui dialoghi investono costantemente la questione del nesso di affinità e differenza che connette pensiero e poesia, filosofia e mito, contemporaneità e origini arcaiche. No, in Platone non c'è monologo della ragione con sé stessa, come spesso si continua a ripetere. Forse è da Platone che dovremmo ripartire per ripensare radicalmente lo statuto della speculazione filosofica.
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