Non è corretto affermare che il mistico aspiri al silenzio, al naufragio della parola, alla stupefazione dell'ineffabile che si spalanca al di là di ogni dire umano troppo umano. Il mistico è colui che vive il paradosso di una condizione esistenziale tesa tra l'impossibilità di dire e l'impossibilità di tacere, tra la fragilità della parola umana e il desiderio di superarne i limiti. Penso soprattutto allo stupendo memoriale di Angela da Foligno, mistica della fine del Duecento. Qui la parola si fa balbettio, trepidazione, dire ex-statico che eccede l'orizzonte del significare e si innalza verso le vette dell'Invisibile. Nessun mistico aspira ad ammutolire. Il mistico è colui che si protende verso i limiti estremi del linguaggio. Ecco allora che in ogni poeta vive l'anima un mistico!
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