l'impasto di luna e catrame
che monta a ponente, stasera,
ti toglie il respiro.
al margine dell'abetaia
saltellano schiamazzi di luce.
il baro ti attende,
ubriaco di noia
al tavolo della vecchia osteria,
pronto a inquisire i tuoi occhi
snervati dal desiderio.
e alla fine ti accasci ansimando,
addossato al muretto di pietra.
lo sferragliare lontano dei treni
che snida dai tuoi ricordi
brandelli di luce,
attese fumiganti,
ferite stampate
a fuoco, un lento
fuoco d'estate che avanza,
cianotico e devastante.
sei rimasto solo
a fissare quel vuoto di memoria
cercando di riempirlo
con l'effigie di un volto santo,
di un cosmo da baraccone.
l'imbonitore inveisce
dal pulpito marcio di tarli,
mentre una leggera brezza
si insinua tra le paratie della sera.
che vista, dall'alto dei cieli!
su questa bolgia di alfieri e passanti.