Speranze
come tizzoni accesi
fan luce in anfratti di paure
profonde e anguste fenditure d'età avanzata
consumate senza più forma e consistenza dalla Provvidenza
invocata nel gorgoglio degli attimi
In questi tempi
Io
solista nella coralità del vivere quotidiano
abito l'oscurità dei giorni
rifugio e salvezza dalle mie condanne
a percepire armonie d'insieme
che mi riempiono e mi completano
Scorre così il vivere
e con lui i miei battiti
a dissolvere tutte le immagini di vacue speranze
visioni di cose perdute
sostituite da nuove emozioni
morbide nuvole
giaciglio soave
su cui riporre i miei stanchi gangli
E raccolto in me stesso
m'immergo in questo buio
a svolazzare tra la realtà e i sogni
un fremito
un sospiro
una carezza
un bacio
e finalmente libera
la vereconda luce dello Spirito s'illumina.
.
Cesare Moceo poeta di Cefalù
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