Poesia

Le mie colpe

Rivestìti nell'apparenza
ciascuno con le sue penne di pavone

pranziamo seduti alla stessa mensa
a consumare uguali razioni di acqua e pane

futili vantaggi a nasconder la miseria

piuttosto che immolare la propria anima

ma quando si parla di fumare
ognuno a tirare più che può dai sigari comuni

Ed é allora che certi rovelli montano
all'apice del turbinio di pensieri vorticosi

momenti in cui verrebbe tanto da dire

ma in virtù di quel pane
nel frattempo divenuto duro

e di quell'acqua divenuta putrida

la lingua si mozza
nel pregare il Cielo di non pronunciar parola

E di questo anch'io ne prendo colpa
nel mio cuore viziato

dove sprofondano orme d'emozioni

passi incerti a lasciare
affievolite tracce di passione

sfiancati stremati fermi fissi

nei cieli dissolti dei sogni

E vivo in giorni di futile apprensione
a soffrire l'eterna acredine con me stesso

nell'ennesimo affanno dal respiro lento

nelle armonie perdute nella mente

baraonde di volontà ingannate dalla vita

a imporre che la coscienza resti rinchiusa
nel peggior relitto ancora alla deriva

a patire l'urgenza del miglior approdo
.
Cesare Moceo poeta di Cefalù
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