Tra il pensare e lo scrivere
m'accorgo che si frappongono a volte
certi vetri opachi
ombre messe là dalla mente
impoverita della volontà
di rivivere il suo passato
e riassaporare umili felicità godute
E spasimi di sofferenza
quasi fossero
passi di malevolo cammino
tracciano solchi profondi
dove attecchiscono germi
partoriti dai germogli del male
a fiorire dentro il desiderio di fare
Io che da me stesso
sono stato ammaestrato alla Verità
pur cosparsa da pensieri roventi
che trafiggono l'anima
non vedo in questo esistere
e nel suo perdurare d'orribili vuoti
strade d'uscita dall'efferato
labirinto che è divenuta la vita
E resto qua sospeso
seduto su queste mie pietre
a trascorrere il mio tempo
in vaporosi trastulli
a gemere ansante
nel ricordo degli amori perduti
petulandomi d'antichi rancori
in sprazzi di volubili collere
e gelandomi nei gesti
più di quanto m'accarezzi nei pensieri
avvolgendo questo mio ozio
colto da vaghi impulsi
di dubbia tenerezza
nel più tenace detrimento
Guardo lontano
immerso nei miei pensieri
e mi compiango nella paura
che il perdersi nei vuoti della memoria
possa trasformare ogni Credo
in una demoniaca Essenza
per giunta senza perdono
e creare sfarzi di dolori
ostentazione del talento
a divenire menomazione sociale
.
Cesare Moceo poeta di Cefalù
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