Là l’iridi mie or ti cesellan disegno
ove ogn’astro sul profumo dei sogni peregrinando va
qual gondola a guisa di carezza che pel regno
del lacustre scalpitar di faville giunge all’immensità.
Sol pochi anni sulla pelle tua a baci si estesero
principessa biondeggiante e timido sorriso
e poi del letal e incalcolato estinguersi a te le braccia si tesero
sul cocchio ponendoti che mena all’ineffabil paradiso.
Fetida, imponderabil, unta man assassina
mai ti permise di chiamar di speme quel treno
che a esser mirabil donna porta ogni leggiadra bambina
stazion dopo stazione a lei facendo in strenna carezze di sereno.
E.L. dal sepolcro tuo oggi morte sai non promana
ma quel fruscio di beltà che niun saprà spezzare
e a dardo s’erge a indicar la bellezza sovrumana
del giorno in cui sol la vita invitata sarà a cantare.
Poesia