Ai tuoi carezzevoli solstizi abbeverandomi vo
ebbro scorgomi della profana sorgente
ove l’origo s’annida del non so
e me stesso ancor scorgo lontan da infida gente.
Or come ier in strenna donotti mia paura
seducente, orfica, lacerante e prelibata cultura
ch’a guisa del più ardente e giocoso vino
le labbra mie disii che a te sien vicino.
Dell’essermi tu un dì da’ neuroni assente
più a gemer non hanno l’iridi del mio presente
qual danza irrefrenabile d’un giorno soleggiato
a me sì beata l’estasi giunse dell’averti reincontrato.
Se’ tu intangibil regina e i libri fedel tuoi servitori
ch’a corolla per te s’intreccian in multiformi colori
che di te sembiante fan d’ogne forma e sostanza
alfieri di logos e di ludus o fors’anche sol di speranza.
Poesia