Nebulose traditrici si scorgono
viaggi d’ardimentosa, prisca fierezza
Più non si flette il sentimento indifeso
al vortice seducente dell’attuabile.
null’altro è ogni pensiero
ch’urticante ronzar di sassi
che a guisa di crotali s’avventan sul cuore.
Ogni preghiera dissanguata è ormai
qual finestra stanca che il saluto nega
ai solleticanti baglior d’una luce complice.
Non s’odono che frammenti sbiaditi di fasti
o forse lo strisciare irriverente e sadico
di serpenti di folle magniloquenza.
Altro non resta forse
che tradurre in arresto le sensazioni
ch’incarcerarle io osi
nelle fenditure di preghiere inascoltate.
Ispida è la seduzione della consunzione
psicanalisi urlante non vi è né mai vi sarà
che le sappia opporsi immarcescibile daga.
Pasto rancido svergognato
da squittii irridenti di topi
è questo poetare imbarbarito e cancerogeno
dove eros un tempo ribollente
la resa dichiara agli schiaffi di thanatos.
Eccoti, iperuranio odiato e amato
avvolto in un cappotto di serenità
che mai seduce le dita o i respiri.
Poesia