È un fruscio di foglie nelle ossa quest’addio,
un passaggio di nuvole spettinate sul disordine del cosmo
che lentamente m’ingrigita le vene.
È spazio nell’assenza, vuoto di paura,
è un anello gettato a novembre nello stagno delle rane o forse dentro un’altra dimensione,
e scivolo nella solfa dei pensieri
in quest’aria pregna che soffoca le arterie, per sradicare ogni radice
della parola amore.