E' dell'avvertir de' terrestre profondo i palpiti
ch' ancestral nutresi l'zappar mio
de' fenditur coglier complicità e gemiti
cotal è 'l travaglio ch'affidommi il Dio.
e or inesausta questa vanga il respir reca
ignara eppur sciente de' tesor di cui 'l terren è teca
ancorché canuto a lei affidasi 'n guisa di bambino
il laborioso, umil e mai domo contadino.
ch'eburneo sol siaci imperituro lume
nel carezzar campo come di leggiadro uccel le piume
dissodar, poi preparar della semina la festa
col cor ch'al penser degl'incombenti frutti ammirato resta.
e tu, di piovose criature gocce melodia,
che delicata su di noi t'adagi e freschezza porti di poesia,
'l travaglio nostro men dur e più agevol rendi
poi che su gravidi ettari il ticchettio dolce tuo distendi.
vangar amico caro dello scoprir è scienza
che terra sempre novelle ragion serba d'esistenza
dall'aprirsi del solare guardo a quand'esso si riposa
tutt' è dolce più forse che sbocciar di rosa.
Poesia