Mai vi sarà, te l’giuro
svastica ubriaca capace di infilzarmi,
pur s’inconsapevole respir avvolsemi
in acre odore d’assenza
di favole che mai mi narraron
né mi racconteranno.
ondeggiavan di latte i miei passi
tra i graffi di sangue innocente e impotente
ricamati in nuvole d’aria gemente:
lucente e fiera stella di David
ch’ a brillar allora soltanto cominciavi
tra i miei timidi, traditori sorrisi
ignari di doversi reinventare lacrime.
nulla più ti vollero rantolio,
martoriata, innocente terra d’Israele
tra le urla fetide di quei vigliacchi fili spinati
l’indomito ruggito della Thorà
per sempre svergognerà, un giorno
le mani stritolanti dello zyklon b;
diari, disegni,
forse tutto ciò soltanto rimarrà
del randagio perdersi di fumo di morte
in lingue di cielo rattrappito.
laggiù
dove la vita chiamavasi normalità
oltr’a’ letti di marcito legno
svelarsi vedrai
immortale pur se sgualcito e rotto
il mio piccolo cappotto;
là il cuor mio ‘l calco suo pose
da sempre e per sempre
nella rifulgente Jerusalem
che tornar seppe e saprà riscoprirsi cammino.
Poesia