Nervoso m’inerpico
concerto inammansibile di cellule
statiche e ormai deformi
sulla lingua d’un’anfitrionica oscurità.
sabbia di miele mi scorgo
in ciò ch’ormai prostrato sopravvive
nel carcere che di ragnatela ha guisa
d’un cuore avvezzo ormai alla stanchezza;
e là,
su cime di intangibile asprezza
l’onda di amor sogghigna
che mai si lasciano né si lasceranno comprimere
dalle traiettorie limacciose
di sgrammaticati sentimenti.
laddove troneggiava
silente eppur di fierezza ebbro
il fruscio d’un respiro
ora altro non v’è che fetor
di terra vanamente arsa,
vita smarrita
senza nemmeno essersi trovata.
Poesia