Bianche statue, nell’antico borgo,
affinché l’oblio non s’appropri del ricordo
della dolce fanciulla sola al mondo,
che aveva per amico l’immane lupo bianco.
Due rare perle nere prendevano, degli occhi, il posto,
innamorati di quelli di lei, cobalto.
Lo sguardo adorante del lupo fendeva il buio,
posandosi sulla beltà del volto addormentato,
candido, al pari della neve circostante.
Parco tozzo di pane raffermo,
elemosinato al paesano, condiviso con amore,
indi dissetarsi insieme nel gelido ruscello,
giungere a sacrificar la propria vita,
per l’amico del cuore,
che ha ululato alla luna il suo dolore,
avanti cedere alla morte nella straziata notte
ottenebrata, nell’apparir sempre più bruna.
Dopodiché rinascere alla vita,
attraverso la magica mano d’una fata.
Nel bosco, inseparabili, vagano ancor fugaci ombre
delle tristi creature che il fato aveva unito;
mera amicizia l’ha strettamente vincolate
con un patto indissolubile d’amore sì contraccambiato.
Estrapolata in forma poetica da “IL MANICHINO E IL LUPO BIANCO” una delle dodici fiabe del mio libro Nel fantastico mondo delle fiabe – Into the fantastic world of the fairy tales