Poesia

EI GIUNSE © IRISV

Ei giunse,
pel concetto d'esistenza veritiera,
da un tempo non più suo,
in quel luogo che n'è privo;
laddove il sole, inibendo la sua luce,
non s'insinua
e tradisce il marmoreo volto della luna,
che s'oscura,
incapace di tralucer il suo pallido chiarore translucente,
nel turchese dello sguardo trasparente,
sotto il velo trascendente;
di colui che fu, un dì passato.
Dove stelle ipotizzate dai mortali
non s'inoltran a gemmar splendente manto
del mirabil firmamento immateriale,
concepito dal brillio incommensurabile,
che si nutre sol di luce inesauribile
emanata dal Creatore d'universo.
Il rumor, ammutolito,
giace immerso nell'ovatta del silenzio,
che, imperando, l'interezza sa annientare:
non più suoni, non più voci, neppur echi roboanti,
nulla sibila dall'ugole impotenti;
tal sussurro nasce e muore,
sulle labbra inconsistenti,
destinato a che niuno possa udirlo.
Sol lo sguardo sbigottito,
pur avendo partorito esasperati quesiti inascoltati,
nel contempo in cui avea fesso l'esordio tenebroso,
scortante al preludio esistenziale d'altro tipo,
non s'ea arreso;
plausibilmente, s'ea rasserenato,
nell'istante d'inatteso squarcio innaturale,
allorquando, il buio dissolvendo,
l'attrasse nell'immane varco accecante,
in cui, quell'Angelo giungente, Messaggero alato,
sfiorandolo con l'imponenti ali immacolate,
accolse il suo confuso spirito infinito.
Presumendo sorpresa sul suo viso
e poscia l'espressione fattasi fidente,
intuendo il suo sorriso allora scaturito,
mai rammento cotanto radioso espressamente,
tutt'altro…
S'ei ricorda, ne sarà testé concorde,
nello spazio confacente,
in attesa,
posteriore a dipartita,
pel principio di rinascita desiata e benedetta.

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