Poesia

Itaca mia amata Terra

Rimembravofuoco ardente
dentro di me,
ricordavo cieli tersi
baciati da l'oro del sol
che donava il suo spirito
splendente al grano.
Peregrin nel fato avverso
alfine,
il vento pietoso
spinse le candide vele del trireme
oltre il soave canto delle sirene.

" Itaca mia amata Terra
eccomi a te!…Figlio prediletto
vincitor e pur perdente.
Guarda le mie lacrime di gioia…
Da tanti anni son lontano
per futili capricci umani,
ho fatto piangere la mia donna
e non ho visto i miei figli
crescere,ahimè…
Qual pena potrà purificar
i miei grandi peccati di presunzione,
d'incoscienza,
qual pena potrà placar
si gran dolore!…Perdona
la mia stoltezza Penelope!…
L'orgoglio di un vincitor vinto,
ascolta
gli echi di vittoria
dopo il lungo assedio,
ascolta…
Guarda le brutture della guerra,
udrai il soffrir penoso
d'intere famiglie,distrutte
da l'arroganza dell'essere umano.

Arida è la Terra intrisa del sangue
degli innocenti
nella fertile semina
della stoltezza che come gramigna
si avviluppa nei prati
cercando la sua crocifissione.

Arida è la Terra intrisa del sangue
degli innocenti,arida
è l'avidità che profitta della vittoria
per raziar ori che non gli appartengono,
sacrifici di una intera vita di lavoro,
sudore che fertilizza la Terra d'amore…
Ma l'oro raziato porta disgrazia,
l'avidità umana trasforma l'uomo
in un orco che mangia i bambini
le speranze della gente…

Grandi carestie verranno
dai templi dati alle fiamme,
l'ira degli dei sarà tremenda.

L'alma mi fa rimembrar
attimi strazianti,
suppliche di pietà non ascoltate,
e allora soffro ancor
per la mia stoltezza
che ha ingrigito l'azzurro del ciel,
per la mia debolezza umana,
di me stesso incapace
di pensar col mio cervello
e combattere per un orgoglio
che non era il mio.

Il perseguitar assiduo dei miei pensieri
manteneva una costanza ebbra d'odio
e attimo dopo attimo
trafiggeva il mio cor incosciente,
cieco in una luce opaca
che oscurava il lucor del sole.
Diciommi ancor di lontana gente
ch'aspetta il ritorno
al calor del primo foco
per lungo tempo curato
prima che 'l soffio d'Eolo
spengesse 'l poterte
che nel silenzio riposa
e pèasce amor.

Eccomi ancor nella Terra mia
quand'ella non sperava
giammai di rivedermi…
Lacrime di gioia
hanno rigato il suo viso triste.

Riede l'alma dopo lunghe peripezie
per fuggir da l'ira d'Athena,
e pronto è 'l mi' arco
per liberar 'l desco da' Proci.
Possa la mi' mano aver la forza,
possa 'l mi' cor aver 'l coraggio
affrontar l'ardua prova
del mi' Calvario irto di spine,
la mi' croce
che mi ha dato la forza
di sopportar disumane avventure,
possan gli dei perdonar
le mie brame di vendetta
quand'ancor privo di coscienza
e senno di poi affilavo lamia lama
impaziente di dissetarsi
del sangue degli ospiti indesiderati
che volevano la mia sposa,
la Terra che ha visto i miei natali
e ha cresciuto i miei figli in mia assenza…
Ahimè!…

Perduto nel mar immenso
ho condiviso la mia solitudine
con la sua solitudine,i miei silenzi
coi suoi silenzi e ho sognato i tuoi occhi
Penelope,il tuo desiderio che era anche il mio,
il calore dei figli che non ho mai condiviso
vicino a te,la lontananza.
Ho vagato per lunghi anni
nell'oblio e nella disgrazia
cullato da una lenta alienazione
che come densa bruma
impedisce la vista,
l'uso della ragione…Non v'era tregua
per un povero reietto
rifiutato perfino dal calore del sole,
tempeste tremende hanno accompagnato
il mio peregrinar senza meta
lungo gli argini della disperazione.

La coscienza si faceva avanti impietosa
trafiggendomi 'l cor con la sua lama affilata
fino a quando,anche l'ultima lacrima amara
delle mie rimembranze inconsolabili
ha spento la luce de' mi' occhi,
mi son trovato solo in un mondo falso
che infondeva falsi ideali
che parlavano d'odio verso altri uomini,
costretto ahimè!…Non più padrone
della mia coscienza
a portar morte per ridonar la pace
e lavar l'orgoglio sporcato…
Ma non era il mio!…

Possa 'l mi 'cor
perdonar gli atti d'un uomo disperato,
e possa 'l mi' arco possente
dopo che l'ultimo dardo
avrà reso giustizia alla mia famiglia
alla mia stoltezza
sulla strada della guarigione,
della ragione ritrovata,consapevolezza
di un uomo solo nella sua solitudine
nelle sue speranze…
Nella sua lunga attesa.
Ma chi consolerà la mia stoltezza
aggredita dai bastonatori della stoltezza?…
Forse la mi' ragione che dice,
" Il tempo trascorso lontano dai tuoi affetti
non te lo renderà nessuna magia,
fai che i restanti attimi della tua vita
appartengano ai tuoi cari
che per troppo tempo
hanno sofferto la tua mancanza
per una causa che non era la tua
e ti ha reso cieco di fronte a l'amore
che chiedevano invano pietà,
la tua misericordia
lontana migliaia di anni luce
dalla verità che si riconosce
dal palpitar vibrante del cuore,
sobrio della purezza di notti stellate
che incantano l'emozioni degli uomini…
Fai che gli ultimi istanti di vita
appartengano ai tuoi cari
che per troppo tempo hanno sofferto
la tua mancanza'l tuo amor paterno e di marito. "

Un'ombra nel nulla
coglie l'attimo di un lampo,
il ravvedimento sincero di uno stolto
che ha ritrovato la sua consapevolezza
dopo un attimo di furbizia
che ha fatto di lui un orco,
un carnefice che brucia col fuoco
della sua ira le speranze di un domani
migliore scevro da guerra e grida
d'odio e di terrore.
Un'ombra nel nulla coglie l'attimo
di un lampo,un pensiero silente
che turba il divenir che scorre
impietoso…Un ravvedimento
portato da refoli di vento
fra le pieghe del tempo che scorre
impietoso e lesina il suo perdono
col contagocce,fra pene immani
che fanno allontanar il lieto domani,
parvenza d'un Averno senza fine
che brucia le speranze di uomini deboli
che non sanno reagire
al ricordi di notti e giorni atroci
che hanno offeso la loro dignità
col loro stesso odio senza fine
e lunghi anni d'ira
che hanno fatto vergognare l'eternità
di aver offerto a l'uomo
la scintilla che fa fiorir l'intelligenza,
la saggezza di un cuore
che batte per una piccola emozione.

" Perdona Penelope la mia stoltezza,
or uomo saggio,non mancherà
la mia carezza,il mio amor per i figli
e per la gente della mia Itaca,sarò re
per l'eternità
di un'emozione ch'infonde beltà. "

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