Io,pria che 'l buio oscurasse 'l giorno
ero luce radiosa,
allor proprio beltà
nella visione espansiva del cor,
e nascondeo 'n pugno i desii
dell'intera umanità,
i sogni d'ogni fanciullo
ch'amor chiedea.
Ma 'l guardo a l'opra ch'i suoi figli inganna
tendea agguato per de'sentieri piani,
e sonavan quiete le campane
pel senno di me,mortale
che non credeo capace l'opra del male.
Di me risplendea la miglior parte
ma le risa d'intorno facean scempio,
era 'l prezzo del dolor
giunto inatteso
quand'istante parea propizio.
Giungea alto come vallo
quando furioso frange lo scoglio.
La speranza mia cara,
mai doma
disperava di superar si ardue prove.
Poverello me teco!….
Quali calunnie doveo sopportar ancor
pria che 'l giorno offrisse nuovo calor,
quale scudo avrebbe parato la mia ira!…
Qual'opra avria 'l mi' guardo
conservato dolce,qual fato!…
Talor aveo l'impressione
di perir nel male de l'oblio
dimentico de' sani principi,
e tentato d'avvilir
una regola giusta
per non esser calpestato.
Talvolta e fors'anco è vero
sbagliai come tanti e 'l cielo
si coprì di livido grigior
e la notte oscurò di nuovo 'l giorno.
Or vendetta
avea germogliato nel mi' cor
e non temeo dardo
ch'anco colpisse 'l mi' tallon.
Nessun Paride ne' mi' pensieri
potea ormai turbar 'l mi' orgoglio ferito,
e ancor, Filottete avrebbe difeso
'l mi' cor…Il mi' onor
e riportato giustizia ove caos
avea turbato l'amor…
Ove caos
avvelenò la mela
e un nodo alla gola
chiuse 'l respiro.
Poesia