Dal buio intenso della mia camera
da letto illuminato da visioni estatiche
labili come miraggi,
fui catturato da una nuvola bianca
che dipinse d'azzurro
il cielo della mia stanza…
Mi ritrovai nel bel mezzo
di un oceano profondamente blu
con la mia barca da pesca,
e avevo la brutta sensazione
di aver perso l'orientamento,
la giusta direzione…
Ero preoccupato.
Studiavo lo spostamento
dei banchi di pesce
prima che l'ispirazione svanisse…
Calcolavo il movimento del sole
facendo riferimento a l'ombra
dell'albero maestro
proiettata sulle sponde dell'imbarcazione,
usato a mo' di gnomone,
come una meridiana
che mi potesse indicar la direzione…
Controllando gli spostamenti
sull'asse solare,
registrando con delle tacche
scolpite nel legno
albe e tramonti
di quell'immenso regno.
Una voce nella mente
invadeva il mio pensiero
dandomi queste informazioni,
forse ero pazzo davvero.
Disperso
in quel deserto d'acqua salata
tirai fuori dalla tasca dei pantaloni
un pezzo di cioccolata.
Non sapevo che direzione prendere,
tutti gli orizzonti
segnalavano cielo e mare,
ma non avevo la notte
e un cielo di stelle
per potermi orientare,
e c'era anche bonaccia,
afa tremenda e acqua piatta.
La vela era sgonfia,
fermo in quell'immenso mare
piatto come un tavolo da biliardo
m'intristivo…
Un destino davvero beffardo.
Ma quando tutto sembrava perso
il mar mi parve d'un tratto meno aperto…
Uno stormo di gabbiani
m'indicò la strada
per raggiunger un altro domani.
Con lo sforzo della disperazione
remai in quella direzione
come un forsennato,
e alfin il mio sforzo fu premiato.
Avevo davanti
un'isola dipinta di meraviglioso
con acque turchine
che abbagliarono i miei occhi
con la luce di un grande sorriso.
L'emozione fu tale
che mi trovai
a girar la testa su di un morbido guanciale…
Ero nel mio letto,
madido di sudor
ma contento matto.