La merla temeraria, dalle candide piume,
pari al candore della neve,
avea un caratterino poco amabile,
pertanto se la prese con gennaio,
corto, al tempo, pur d'aspetto freddo e pungente,
che facea tremar la gente,
coi suoi vortici di gelo, che di ghiaccio ricopriva
la tal spessa coltre di neve.
Gli uccellini avean di giá lasciati i nidi,
per le mete temperate, affinché stare a svernare.
Tutti i merli, intirizziti, contrariati all'emigrare, si gelavano nei propri.
Quella merla, tuttavia, col suo canto canzoniero,
irretì il corto gennaio, che si fece, al che, donare
sol tre giorni, da febbraio,
per potersi vendicare e riuscire a incentivare freddo e gelo,
a dispetto della merla, che allor smise di cantare
e dovette riparare, con il nido, al calore d'un camino, al suo albero, vicino.
Ma, ahimè, il fumo nero colorò l'immacolate piume dell'uccello,
solo il becco restò giallo, come adesso,
a ricordar quel ch'era successo.
Fu così che ogni merlo nacque nero, da quel giorno,
bianco inverno restò lungo e, nei giorni sopraddetti,
s'apprestò a tornar glaciale, imbiancando cittá e borghi.
Poesia