Dal blog personale di Vincenzo Mirra
https://isolitudine.wordpress.com/
Sir Francis Beaufort era un uomo di mare. Un uomo dell’Atlantico. Un irlandese.
Dalla piccola cittadina di Navan, dove nacque nel 1774 nel cuore della verde contea di Meath, una delle più vecchie e gloriose contee d’Irlanda, trasferì presto la sua vita al mare, e a 12 anni compì la sua scelta: s’imbarcò come marinaio. Quella non era una terra qualunque, era la terra dei Re supremi d’Irlanda, ma lui scelse il mare.
Il suo richiamo fu il vento. Lui ne colse tutte le forze, raccogliendo lo spirito di ogni suo soffio: da quello fermo della calma piatta alla furia possente dell’uragano.
E della forza del vento scrisse nei suoi taccuini di bordo ogni cosa, annotando tutto quello che i suoi occhi videro accadere sul mare: lo specchio di un mare piatto, le brevi creste vitree di onde minute, quelle biancheggianti di onde sempre più allungate e frequenti, gli spruzzi d’acqua di onde abbondanti, la schiuma formata dal rompersi di onde soffiate dal vento, la burrasca, la burrasca forte, i marosi e i frangenti della tempesta, il fortunale, la furia dell’uragano. Come la partitura d’acqua di una sinfonia del mare diretta dal vento.
Di mare ne aveva visto tanto. Navigò in lungo e in largo tutta l’acqua che era sul globo.
Fu con John Franklin nella spedizione polare nel Mare Artico alla ricerca del passaggio a Nord-Ovest, e con James Clark Ross nell’esplorazione dell’Antartide.
La cartografia di quelle navigazioni polari ha lasciato agli estremi degli opposti mari glaciali l’eredità geografica del Mare di Beaufort nell’Oceano Artico e dell’isola di Beaufort nel Mare antartico di Ross.
Divenne ammiraglio e direttore dell’Ufficio idrografico della Royal Navy. Fu lui a mettere Charles Darwin a bordo del Beagle. Dobbiamo a quell’imbarco e alle rotte di quella storica spedizione, la scrittura del più grande trattato di storia naturale del mondo .
Un marinaio deve saper stimare il vento guadando il mare.
Un esploratore deve saper lanciare la sua immaginazione oltre l’orizzonte e far correre il sogno dentro di sé, perché sarà la fiducia che avrà riposto in quel sogno a guidarlo.
Un uomo che offre al mare la sua devozione deve saper scegliere il suo equipaggio e condurre la sua nave in mare aperto.
Non è stata facile la scelta del nome da dare a questo nuovo spazio di scrittura. E’ venuta da un momento di silenzio, da un momento di ascolto interiore.
Ho pensato al vento, ho gettato uno sguardo fuori dalla finestra, ho guardato i miei taccuini, ho sentito il mare dentro di me. Ho tenuto insieme tutte queste cose e mare e vento mi hanno consegnato questo nome. E’ di certo il frutto (di mare, .. si intende!) della “ricordanza” di qualche lontana ora di navigazione dei miei studi giovanili.
A questo nome – che devo dire mi piace molto! – affido il timone di questa nuova rotta.
Beaufort sarà il mio taccuino digitale, il diario letterario in cui porterò la mia navigazione, gli approdi già segnati e le esperienze di nuove rotte da esplorare, le mie scritture al vento, i miei taccuini di mare.
Vento e mare. Penso spesso alle cose della vita servendomi delle loro metafore. Ed è così che ho immaginato che sarà anche per Beaufort. Sulla sua scala non saliranno solo i venti, ma tutto quello che soffierà nella mia vita, ogni stato d’animo, tutta la mia natura, le onde del mio mare interiore. E per sua stessa specie la misura sarà solo empirica, tutto quello che scriverò verrà esclusivamente dai sensi o dall’esperienza, tra la calma e l’uragano, in ogni situazione di ‘vento’, per ogni condizione di ‘mare’.
Beaufort sarà tutto questo. Brezze fresche, venti tesi, raffiche di suggestioni, burrasche emotive, tempeste di emozioni, uragani di sensazioni.
Vento e mare. Io sono fatto di Beaufort.
Benvenuti a bordo.
p.s.: Beaufort è anche il nome di un ottimo formaggio francese. E dal francese le parole Beau e fort, significano bello e forte. Così, tanto per aggiungere al nome il senso (empirico) delle sue parole.