Danzando, nottetempo, lievi falene,
ad ali iridescenti, richiamate dalla luce
d'un piccolo falò che brucia, riscaldando,
nel bosco semioscuro, ch'appar esser di streghe,
in cui la luna piena, ch'a volte, s'abbiglia d'un raro velo,
s'insinua fra le fronde, a dar chiaror opalescente,
a leggiadre danzatrici, giovani o vetuste,
attardantesi in movenze esasperate.
Sortilegio estemporaneo di notti strane…
S'assembla l'ardor di cuori accesi
alla fatua follia di percezione d'una musica ch'assale,
veemenza del suo circuir la mente,
volendo pervenir ad ogni cellula del corpo
e traferir al proprio spirito ch'assorbe tutto,
si munisce d'esperienza e si circonda di bellezza.
Occulta, la penombra che nasconde,
giulivo incontro, a parer sabba di streghe,
nella radura anfratta in mezzo al bosco,
fimo a poc'anzi, ancor dormiente
ed or non più silente.
Ballo di ninfe ch'han lasciato lago incantato,
voci e risa scardinano il silenzio.
Sfioran, i piedi, il terreno incolto,
vibran le gambe in movimento,
flessuosi, i corpi, s'agitan le braccia,
a sferzar l'aria, le mani a volerla tener stretta.
Son strega tra le streghe,
non demone infernale, mi possiede,
bensì carisma d'inebriante fermento.
Elevo il canto d'usignol, che sgorga, al cosmo…
Giullar per una notte, in sintonia col cielo,
sinfonica armonia,
in cambio dell'amor che sa d'immenso,
saggezza ed energia, il mio bagaglio adesso.
1-02-2016
Poesia