Poesia

RINCHIUSO IN UNA GABBIA

Ti osservo grande, figlio mio…

La memoria mi conduce nel passato
a quando,
trottolino,

inseguivi un punto fermo
immaginario
Il tuo divenire tardava ad arrivare ,
con compiacimento soppesavo
che eri immerso nel pensare
Mentivo al mi accettare
“ in fondo,ogni essere non è a tutti eguale! “…
…ed inghiottivo,
quell’ingannevole boccone a digerire…

Intanto il tempo rendeva grandi i tuoi occhi patinati e assenti,
assorti nel tuo mondo da seguire
Un mondo di colori confinati,
senza sfumature
rifugio indispensabile da una realtà invisibile
e per il male lì non c’è dimora
e per l’oscurità non vi è paura
Mi chiamano i tuoi occhi,
ma non mi tocchi
Parole silenziose senza toni
ma che a una mamma non sfugge il lor sentire
e ti rimando ciò che vuoi sapere
che vuoi carpire…
Imprigionato,
in una bolla confinato
Escluso dalla disabile cecità del “ normale “
avida di raccogliere
arida nel donare

( Paola Mastandrea )

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