Sotto il cielo grigio
di un inverno cupo,
tra l’echeggiar di bocche
che parlano strano
su tracce ormai fredde
d’un sole lontano,
il mio passo affondava
tra ricordi sbiaditi
e lampi rugosi
di giorni passati a litigi
e sorrisi rabbiosi.
La mente distesa
su quegli scogli dolenti,
lo sguardo lontano,
al di là del mare,
il dolce invito dei tuoi occhi,
arrivò a dar provviste
alla fonte della mia
già arida sorgente.
Non mi sottrassi
a quel destino,
abbandonandomi, inerme,
alla tua sbalorditiva bellezza,
all’odore pungente
della tua gioventù,
innamorandomi
della fragranza sparsa
emanata dal tuo amore,
vestendo la mia giovinezza
con i suoni ritmati
della tua esuberanza
a germogliare il mio seme
tra le pieghe fertili
della tua bontà,
disfacendo le coperte
che avvolgevano di silenzi
e di gelo il mio sconforto.
Ancor oggi che
quella fragranza,
mi trafigge i sensi
e ogni giorno mi ridà la vita.
.
Cesare Moceo ragazzo del 53
Poeta di Cefalù destrierodoc
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Poesia