La canzone che apre il secondo libro del "Convivio" è un'autentica invocazione rivolta alle intelligenze angeliche preposte al governo del cielo di Venere, il terzo cielo del cosmo tolemaico: "Voi che 'ntendendo il terzo ciel movete". Non lasciamoci depistare dal sottile allegorismo dantesco, tipico, del resto, dell'intera cultura medievale. Per Dante esistono realmente degli spiritelli d'amore che scendono dal cielo e giungono fino al cuore portati dai raggi luminosi dei corpi celesti. Tra il microcosmo dei sentimenti umani e il macrocosmo degli astri esiste un collegamento diretto, un legame mistico, ma al tempo stesso una sintonia elettiva che riflette la profonda unità del reale orchestrato dall'ineffabile Sapienza del sommo Artefice.
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