Poesia

Lettera22

oh Padre! pedalato Messaggero dei tuoi dei tra reti ondose vagavo notti nei suoi verdi occhi, golosi rivedo sguardi di badessa svagata a bassi voli, cadeva giocante l’Angiolo d’ignoto in matrigna Stella suadente.
oh Padre! pedalato Messaggero dei tuoi dei oggi è ritornata Sfinge, serena il fremente roseto infrange e incanta e incarta da sirena pescatrice come padana cortigiana si traveste di giallo giuda giottesco e snuda lunghi pianti e baci calanti.
oh Padre! pedalato Messaggero dei tuoi dei i tuoi verdetti sono mie frane in sudate tane di cagne nane. Invano – a sangue e ferro di cavalla talami costello da zoppico Vulcano trafitto, dai congiunti serpenti in ogni prodigo ritorno andato tra un dolore e un colore e un calore.
oh Padre! pedalato Messaggero dei tuoi dei di speranze mutilato Polifemo dal fato cecato. Montane gioivano giumente nane delle esili gambe dei piccoli Messi sottovetro spinti e lavati Angiolini bendati a profugo Padano come un scrollato suino dal sacro focolare marino.
oh Padre! pedalato Messaggero dei tuoi dei ricordi i verdi dolori a Lettera22 pestati in quelle notti insonni, quando di verdalba lucente vestito flutti zappavi ed io Nettuno armato, insieme scovavamo a frotte i frutti. Ora la perla pescata è il figlio cioè il foglio di parola trovata e lavata e rasata e scritta piena di labiali – da vuoto imbecille parolaio – di rabbia in gabbia con sabbia di stabbia.
ouh Padre! pedalato Messaggero dei tuoi dei e t’ho pure alzato l’ara marina, davanti: Santi e Fanti e Grappe d’Oro e porto sempre pianti e fiori e denari e lunghe cere alle tue Tombe e Madonne Nere.
E oggi la risento ancora – ne l’eco agro di ponente è il Tramonto mai sposa Mariposa. E domani ti rivedo ancora – invano diva di divani nei tuoi vani vani ispani. E ieri la nuova poesia d’antico deserto mi porta di te ogni granello – via.

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