Poesia

Inganno amaranto

Si sgronda l’alba un buiore sgrana gli occhi vagola i colli di percalle un suo viso rivola fra agnelli e farfalle un dolore a le calcagna rapido m’incalza
come di notte fauce di cagna sbrana, di ore ogni speranza un tuono frana il cielo sbatte giù de giasso, un nero masso batte – asfalto occhio e fiato
là m’invocano sotto a finire nelle sue orme affrettate ieri a piena luna, s’involò l’anìmula come nebula – ne l’alba ritorna mentre il tunnel infilo e penso
(a quelli passati passando la Luce o tracannando il filo teso verso l’ignoto traguardo sola brama di ogni infinito danno)
Nella maceria la natura s’annatura perfetta e caotica, lungo la via vorrei nell’antica Luce cedere.
Lo sguardo s’apre giorno dilaga greve – e non vedo più niente. Adagio attraverso il vociante cortile
di spalle – il suo simulacro scavalco. Ne l’aria la lezione ovatta tagli e dettagli ma volano ancora corvi su campi di grano.
In ogni mio pensiero ti nego in ogni mio fiato ti ricreo Dio dei cieli e dei miei inferi – ti tagliai prima delle mie radici e sempre pago tributi di sangue e unguenti verso in sfregiate giornate d’attesa del Tuo ultimo inganno amaranto.

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