Quando tiepido l’ultimo inverno slega cani e gabbiani su gli altrui pettinati campi e caldamente si aprono ai Tuoi gracili ciuffi
pedalo sul lieve stradino il vellutato grigiore mattutino
solo – fra le villane abbracciate facciate serrate – da lunghe spinose cancellate mute, a questo lento passante fuori. Dentro sciamano vecchie galline e coniugate tortorelle acconciando nidi e cibi per i vuoti talami sognanti.
pedalo sul secco tratturo biacco polveroso osso e curvo
verso il bianco crociato orfico muro, coricato con le tre filanti rane nella verdastra brodaglia calda che ritaglia aperta e gracchiante quest’antica lyra di levigate cancellate. Lunga selva oscura, d’ombre assonnate in lapidarie scritte sbiadite si assolano profumate icone. Davanti piangono bianche galline e giovani tortorelle acconciando fiori e ceri su le vuote finite celle.
pedalo sul piazzale assolato il vellutato grigiore mattutino curvo
e scanso mogli madri e figlie – mute perdute e mai avute.
pedalo alto sui cipressi del lungo viale
e vanno leste e incupite come lumachine le donnine con l’anima trafitta colle afflitte piantine al volto umano mancato. Nell’imbrunire vorrei trovarvi umane accanto.
pedalo indietro su l’umido sentiero scianco ghiaioso fosso e scurvo e nel cuore lo sguardo s’apre sfolgorato srotola copioso e bisognoso in un carnoso campo di papaveri rossi come piccole fuggevoli farfalle, legate da piccole mani fra l’ortica e la spiga.
Damasco intarsiato illeso punteggiato da piccoli sottili pudori, accesi leggeri come quelli dal suo primo orfico bacio.
E curvo il fiato verso il talamo lasciato e scruto – fra le spinose meste foglie sperduta bocca di rosa – lontano di colore piccole labbra si è sfiorita come grasso pudore che scialbo si fa in aspettate alcove.
pedalo
e copiose seccano polverose le cancellate falene e bava di rospa casca e sporca le chiare perle vere.
(ma nella strabica attesa del cancellato cammino il carbone nero vivere vorrebbe e il cuore ardere d’incenso arabo ne la tua dorata spezia bagnata)
Eri il Sapore delle Stelle tra Sirio e Orione ora sei sapone, che ogni mattino – grigio schiuma fra le mani prima di scivolare via.
Poesia