Nella tana del lupo ci orientammo senza bussola – fra i colli nebbiosi di te affamato e di passato assetato giravo, fra le tue setose perle aperte e mi fondevo fra i funghi e la polenta vellutata, eri di noi piena di luna irrigata e di futuro allettata, dalla tana riscaldata.
Vino mescevi con le maestre dita e lento succhiavo e piano scavavo fra le due pompose piene ampolle e scivolavo ventoso su la tua pelle nel bel dedalo venoso – fra i divani – il lupo antico morse – sbranando lenzuola stirate e di giallo infiorate.
E sempre stirando le scianche pieghe fra le rughe – calda cioccolata versavi nelle disfatte su le prime rive riportate rigirammo nudi le nostre sagome nude per le disfide, del seguente tiro a segno fra cento balocchi, mescevo i tuoi occhi come fanno coi cocchi tutti gli sciocchi
cadendo, senza fine dalla palma più alta nella sua arena trovavo sempre scudi e duri fioretti nei bruni sguardi crudi, e affettando passato con burro di giornata e con grazia di sorella: accudivi e riempivi rive e derive. E tante grazie vorrei ancora – per scivolare con grazia nelle affollate marine senza sagome affamate – di vecchie disgrazie.
Poesia