Sulla sponda del Duero,
candido e quieto me ne stavo,
contemplando,
con la vista immobile e
incantata,
l’ameno paesaggio,
figlio della Natura
ordinata e
ispiratrice.
La mente mia
era perduta,
ubriaca fradicia,
completamente ebbra
degli eventi naturali
che soavemente manifestava
il cosmo.
Sulla sponda del Duero,
candido e quieto me ne stavo,
ascoltando,
il dolce sibilo
che provocavano le ondicelle
mentre accarezzavano
i piccoli sassolini,
che formavano
un pallido mosaico.
Sulla sponda del Duero,
candido e quieto me ne stavo,
respirando,
il delicato zefiro,
che penetrava
nel mio corpo puro,
sino ai meandri
della mia dolce anima.
Sulla sponda del Duero,
candido e quieto me ne stavo,
e percepivo
sulla mia pelle,
una brezza
che m’accarezzava,
che mi rigenerava,
che scompigliava
la mia fine chioma,
che i raggi del sole
rendevano dorata.
Sulla sponda del Duero,
candido e quieto me ne stavo,
cantando,
versi poetici
soavi
puri
melodici,
ma confusi
emblematici.
Cantavo e cantavo,
solamente cantavo
e regalavo
al vento che spirava, lieve,
la mia poesia.
Il vento la trasporta
senza confini, senza ostacoli,
verso altre culture,
territori, menti, lettori.
…E io sono gaio
di gridare
all’umanità,
questa mia dilettevole lirica
traboccante di pura e semplice
esperienza.
Lascio che sia l’Ars poetica,
che vive in me, nella mia anima,
a renderla significativa e memorabile.
Sulla sponda del Duero,
candido e quieto me ne stavo,
e ancora me ne sto,
con il mio spirito di poeta.