Dedalo di tombe, sì squallide e penose,
abbandonate, nel correre del tempo, che l'ha inasprite.
Colgo espressioni vive,
da immagini ingiallite di volti antichi.
Sguardi sfocati,
che celan l'incognito movente d'esser vivi.
Immaginarie salme sconosciute, cinte in sepolcri,
testé pregnati sol di cenere sbiadita.
L'essenza, invero, s'è dipartita,
dall'ultimo sospiro della vita.
Quesiti sorgon, in veste di pensieri,
pur privi di sentenze giuste, ma sol di presupposti.
Colei… colui, che fu materia, tessuta d'impeto d'amore,
lo alimentò, in vita? Ne fece la sua bibbia, il suo volere?
Tal labbra, ormai più rimembrate,
ch'han gli angoli ch'atteggiano sorrisi,
quant'amore, allor, hanno donato?
Di quanto, altresì, parlato?
Il vento del silenzio cela storie, che narran di vissuto e di rimpianto,
per quel che non è stato, di morte e di rancore,
di gioia e di dolore,
seppur, innanzi tutto, dissolva il velo nero da quel canto,
che s'alza, dalla terra in ogni dove,
circuendo ogni cuore solitario,
per riversarci amore, sgombrando l'ombra nera del livore.
Bene sempiterno e imperituro male,
in lotta solitaria, senza scampo,
leggendario, il lor fluire antagonista, nella gara del potere,
di cui saggi son i tumuli,
che ognor san quel ch'è vero,
ciò ch'era stato scritto, dal principio.
Peccare, al pari di sbagliare scelte esistenziali.
Debole, la carne, si flagella infine,
tuttavia, divien, perdono, l'essenziale,
se, d'amor, è costellato,
qual prospetto di ricchezza universale,
che non lascia nulla al caso, ma s'è fuso,
nel plasmare l'entità, quale fulcro del concetto d'esistenza,
coniugata alla luce dell'eterno.
Ingiunge, la coscienza, nell'attuar le scelte,
sian esse grame o giuste, al suo parere,
falsato, talune volte al cuore, che, di rimando,
brama affrancarsi, dall'assoggettarsi,
s'è posto in discussione, cosicché ribellarsi,
ponendosi al comando,
onorando l'amore.