Rincorro questo senso di pace
sotto il tetto di beatitudini,
ma di una navata laterale
La vita m’ha chiesto una fermata
perciò macino silenzi, a manovella,
come chicchi di caffè tostato
dall’aroma fresco e pungente
tagliente non più di quest’incenso
all’ambra dei monaci di Betlemme
S’allontana questo feretro fiorito
barcollante sulle spalle
e son desto, non è più mio
non mie le ruggini né le croste
non mie le nausee né i disordini
non mie le domande né le risposte
Tutto ho rinchiuso là dentro:
scartoffie e macerie divelte
Non voglio condoglianze né lutti
Ora sì che la vita profuma
di balsami, di benevoli raziocini,
di silenzi sgrassati e zuccherati