Interrogandosi sull'identità del soggetto poetico, Platone afferma: "Cosa leggera è il poeta, alata e sacra, e non in grado di comporre prima di diventare invasato e fuori di senno e prima che la mente non sia più in lui; finché invece ha questa proprietà, ogni uomo è incapace di poetare e di dare responsi" (Ione). La padronanza dell'io su se stesso esclude l'accesso al linguaggio poetico. La si chiami 'ispirazione', o lo si definisca 'entusiasmo' nel senso etimologico del termine, l'accesso al linguaggio poetico implica una metamorfosi radicale, l'avvento di un soggetto altro e alterato. Siamo di fronte a una soglia tra mondo profano e universo del sacro. Occorre abbandonare la zavorra della mente affinché spuntino le ali e ci si innalzi al sacerdozio poetico.
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