Sulle rive della Senna,
sotto quel ponte che fungea da casa,
fra mucchi d'immondizia
distrutto,solitario,malridotto.
In un acre odor d'urina
il povero clochard
con un tozzo di pane secco nelle mani
pietose e tremanti
e rivestite di guanti vecchi e bucati,
guardava la gente passare
senza un gesto d'elemosina accennare,
con aria dimessa e vuota
e indifferente oramai alla vita.
Vita che lo aveva scartato,
gettato in un catino
stracolmo di merda nera
e lontano da amori e considerazioni.
Emarginato senza speranza
e ferito nell'orgoglio di uomo
che aspettava solo il momento
del trapasso per uscir dalla scena
di quella drammatica esistenza…
Morire di fame,di freddo,d'inedia
senza un riparo,un fuoco per scaldare
le membra stanche e detonificate,
e la mente oramai incapace di pensare,
distrutta da mille incomprensioni…
E manco del conforto di umano calore
vicino a lui per alleviar le sofferenze.
Una parola può essere il toccasana,
la svolta per ribaltar la balla sporca
e ritrovare d'incanto l'autostima
necessaria per lottare,
per dare un calcio alle vicissitudini
avverse e riappropriarsi della dignità
persa in un giorno scellerato
che perse la sua solarità,
invaso dalla furia di un tornado.
Lungo,disteso suun giaciglio di cartone
ormai non avea che il tempo
per dir due semplici preghiere
prima che la nera signora lo ghermisse
accogliendolo
fra le sue braccia misericordiose.